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domenica 11 dicembre 2011

Emma

Emma è imponente. E’ selvaggia. I suoi lunghi capelli ricci color miele sono sempre in disordine. Indossa ampie vestaglie a fiori che coprono le sue grandi forme e un paio di stivaloni per non sprofondare nel fango, come fanno i maiali che gironzolano per la fattoria in cui vive, sola.
Emma ha un nome dolce, semplice.
Emma è dura, severa, in grado di sparare ad un uccellino in volo con estrema precisione, è abituata a dire le cose in modo brusco, diretto, chiaro.
Nessuno sa però, che è una donna sensibile, che soffre di solitudine, che si guarda allo specchio e immagina delle mani calde attorno al suo corpo, delle labbra che l’accendino di passione.
E che ha un segreto: la Zündapp, una vecchia moto ereditata dal padre assieme alle galline, i maiali e tutto il lavoro.
A volte si sveglia con un desiderio irrefrenabile. Con una voglia di sesso incontenibile. I suoi sensi riescono a pensare solo a quello, al desiderio di esplodere, di avere qualcuno che scarichi l’adrenalina. Fa caldo, perciò dorme senza nulla indosso. Ed esce nuda. Il suo occhio cade sulla moto parcheggiata a pochi metri da lei. Allora monta sulla Zündapp, e inizia a correre nella stradina che si perde nel bosco isolato dietro la sua proprietà.
Man mano che il vento s’infila fra i suoi boccoli, stringe forte i manubri e accelera. Sente i capezzoli indurirsi dolorosamente, come se qualcuno glieli avesse pizzicati, fa un po’ male eppure le piace. Si morde le labbra sottili, chiude gli occhi, inarca la schiena e sfida il tempo.
La moto inizia a produrre una vibrazione continua. Emma sente che la sella si sta bagnando. Non ha bisogno di muoversi, la moto massaggia il suo pube coperto di peli chiari arruffati. La Zündapp è calda. Anche Emma è calda, nonostante l’aria fredda che la circonda. Preme il suo corpo contro il mezzo con tutta la forza che ha, stringe le cosce, si sente dilatata, pensa che potrebbe scivolare su quella sella così umida.
Viene.
Un orgasmo violento, quasi inaspettato. E’ costretta a fermarsi e a buttarsi per terra, sull’erba gelida. Parte un lungo getto, come pipì, il suo corpo rabbrividisce e si dimena, Emma lancia un urlo.
Rimane lì, abbandonata al piacere.
Poi, quando il corpo si raffredda e la mente può pensare lucidamente, riparte sulla moto, zigzagando lentamente.

Liberamente ispirato a “La felicità di Emma” di Claudia Schreiber

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