venerdì 16 novembre 2012
Dedicato ad E.
Non si aspettava di trovarla lì, in
quell’albergo a due passi da Ankara.
Le
aveva dato un brevissimo preavviso, lasciando un messaggino in segreteria
telefonica, prima di partire oltralpe. Del resto, anche lei aveva saputo poco
prima del fatto che faceva parte della spedizione chiamata in soccorso delle
vittime della tragedia appena occorsa. Le piaceva il suo lavoro, ma vedere
tutte quelle persone stravolte dal dolore per aver perso i propri cari e le
proprie cose, oltre alla fatica fisica richiesta dalle sue mansioni, dopo una
settimana l’aveva distrutta.
Sentiva
la mancanza di casa e vederla lì, nella reception, le aveva accelerato i
battiti del cuore. Si abbracciarono, sentì l’odore di pesca dello shampoo che
usava sempre e le venne da piangere.
May
si era organizzata ed aveva preso il primo volo per la Turchia. Aveva bisogno
di rivederla, di dimenticare il mondo e di stringerla tra le braccia. Era
troppo presa dalla carriera, la stava trascurando da mesi; non aveva mai tempo
o era troppo stanca, gli scarsi momenti passati insieme erano sempre più brevi
e vuoti. Poi, il messaggio, ed aveva capito. Doveva accorciare le distanze.
Glielo
doveva. Ed ora era lì, con i capelli disordinati, raccolti in una cipolla con
un nastro verde.
Cercò
le sue mani e le strinse fra le sue, scaldandole.
Giunsero
in camera da letto, May guardò Brooke mentre si sfilava la tuta da lavoro e si
dirigeva verso il bagno, dove poco dopo si infilò sotto la doccia, come poteva
capire dallo scrosciare dell’acqua. Seguì distrattamente la televisione,
cambiando canale a caso e sopportò il silenzio della donna che amava, anche se
avrebbe voluto andare oltre l’abbraccio di prima. Pensava che le cose sarebbero
andate diversamente. Immaginava di essere accolta con gridolini di gioia e invece…
Brooke
però si infilò sotto alle coperte senza rivolgerle la parola.
May
nel frattempo si era messa una lunga t-shirt che usava come pigiama, spense la
tv e le luci e rimase a riflettere qualche istante. Si disse che non aveva
fatto un volo di dieci ore per restare lì, in silenzio, senza far nulla.
Le
si avvicinò sotto le coperte, le accarezzò il viso e notò che erano bagnate di
lacrime. Allora scese dal letto e si infilò fra il corpo di Brooke e il bordo
del letto. La sospinse appena verso il centro del letto e abbracciò il suo
corpo nudo, accarezzandolo teneramente. Parlarono a lungo e le lacrime
cedettero il posto a lunghi baci.
May
amava leccare le piccole labbra di Brooke. La punta della sua lingua ne seguiva
la forma, per poi insinuarsi tra le labbra e giocare con la sua lingua. Affondò
le mani tra i suoi capelli neri, solleticò il suo collo indugiandovi sopra con
le labbra umide dischiuse come un fiore. Senza smettere di morderle i piccoli
capezzoli si mise su di lei e, accompagnando il ritmo del bacino, spinse tre
dita dentro di lei, stimolandola, arrivando più in fondo che potesse. Trascinò
le sue gambe al bordo del letto, quindi s’inginocchiò a terra e le leccò i
polpacci, le cosce, fino ad affondare nei suoi umori. Entrò dentro di lei con dolcezza
ma iniziò subito a muoversi dentro di lei in modo deciso, mandandola in
visibilio. Brooke venne due volte… sussurrando parolacce e pregandola di
scoparla sempre più forte. Poi, mise May sul divano all’angolo della stanza,
allargandole le gambe sui braccioli. Accarezzò i suoi seni e scese lentamente
schioccando un bacio sul clitoride dell’amante.
Fuori
si susseguivano suoni ovattati ma dentro la stanza i sospiri e i respiri, le
risate di gioia e gli ansiti riempivano lo spazio. Si fermarono qualche istante,
si guardarono sorridendo.
May
le allargò le natiche e le scopò l’ano con due dita, guardandola gemere per il
piacere. Osservò la vagina dilatarsi e restringere in preda agli spasmi
dell’orgasmo e quando tutto finì, si lasciarono scivolare al suolo, continuando
a stringersi e baciarsi teneramente, sussurrandosi promesse d'amore.
martedì 6 novembre 2012
Il glande
Il glande era
la cosa più sexy che avesse.
Il suo pene era
leggermente curvo, ma stretto nel mio pugno che lo sfregava lentamente, divenne
subito molto duro. Mi soffermai ad osservarlo. Il suo glande mi eccitava. Era
morbido, spiccava nella lieve peluria del pube ed aveva un vago odore di talco.
Il suo pene, mi ritrovai a pensare, rispecchiava l’uomo che avevo davanti,
forte, giovane… eccitante.
Accostai
mollemente la lingua al glande, come si accarezza un gelato artigianale per
sentire la prima volta se il sapore è come ce lo immaginiamo. Ci indugiai
sopra, e risalii dal basso verso l'alto, lentamente.
La punta della
mia lingua lo rendeva turgido, chiusi gli occhi e lo baciai teneramente. Man
mano che le mie labbra premevano sul pene, si dischiudevano, lasciandolo
scivolare nella bocca, accolti dalla mia lingua calda.
Succhiai
avidamente la cappella, accarezzandogli le gambe e lasciandomi strizzare i
capezzoli e lì, in ginocchio davanti a lui, sul pavimento, accolsi il suo seme, che scivolò rapido nella mia gola, mentre i nostri occhi non cessavano di guardarsi.
- alle 16:22
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domenica 22 luglio 2012
In biblioteca
Mancavano dieci minuti alla chiusura della biblioteca quando Martina entrò
di corsa, pregandola di farle consultare un libro.
Faceva caldo, provò pena per la ragazza sudata che la guardava con gli
occhioni imploranti.
Martina veniva spesso, era molto simpatica ed educata. Vestiva sempre in
modo stravagante e d’estate, anche un po’ provocante. Così non obiettò.
La ragazza si diresse in fondo alla sala lettura e senza indugiare scelse
un libro e si mise a sedere per consultarlo. Dopo una decina di minuti, Leila
le si avvicinò in silenzio, curiosa. Martina stava leggendo un libro erotico,
con delle illustrazioni a dir poco spinte… Si guardarono, imbarazzate. Martina
farfugliò qualcosa e chiuse il libro, pronta a scappare, ma Leila la fermò.
Indossava un abito estivo, lungo, a fiori, senza spalline. Era alta, con seni
grandi e fianchi ampi, e la vita molto stretta.
-Non devi essere imbarazzata – cercò di rassicurarla. Non voleva che la
ragazza smettesse di venire in biblioteca. Ne era attratta. È un libro come un
altro. Ti piace?
Martina annuì. - È interessante e avvincente,- la mia prima lettura del
genere. Ho sentito una recensione in tv e ho deciso di leggerlo. Per fortuna
voi ce lo avevate.
Leila rise: - E pensare che quando me lo hai chiesto non avevo idea di cosa
fosse, ne abbiamo un paio di copie, ma il titolo è… assolutamente innocuo.
Martina la guardò, mordendosi la bocca. Il movimento con cui lo faceva era
sensuale: il labbro superiore scivolava sotto i denti, lasciando sporgere
quello inferiore. Leila pensò che dovessero essere molto morbide. Notò che aveva
lunghe e folte ciglia bionde, quel giorno indossava una canotta e una minigonna
jeans. Come per reprimere l’imbarazzo, sotto quello sguardo insistente, Martina
spostò il peso da una gamba all’altra e fece un passo avanti per prendere il
libro dal tavolo, ma incespicò e finì per schiacciare un lembo del vestito di
Leila, che scivolo verso il basso, lasciando fuoriuscire il seno imponente
della donna. Non sapevano come reagire, ma poi, Martina, con un gesto quasi
involontario, le toccò il seno. Leila socchiuse gli occhi e sorrise. Prese il
libro e con il dorso rivolto verso l’alto, lo infilò tra le gambe della
ragazza, lentamente. Non incontrò resistenze. Lo fece strusciare sulle
mutandine per qualche istante, mentre il desiderio diventava lampante negli
occhi di Martina. Le sue mutandine si stavano bagnando e proprio in quel
momento Leila la lasciò andare, mettendo a posto il libro.
Martina le andò dietro, la incastrò tra il suo copro e lo scaffale e le
sollevò l’abito, insinuando immediatamente le dita fra le mutandine. Le due
donne avevano la stessa altezza, ma Leila si sarebbe potuta divincolare
facilmente, avendo una costituzione più robusta e delle belle braccia forti.
Invece si girò e spinse il pube contro le dita dell’altra, che frugavano
tra gli slip. Martina trovò finalmente il clitoride, lo strinse appena, iniziò
a tirarlo leggermente. Leila gemette, Martina le tappò la bocca con un bacio
profondo, continuando a infilare le dita in profondità, stuzzicandole il palato
con la lingua e poi indugiando sul collo.
Sfilò le dita e se le succhiò, assaporando il sapore dei suoi umori a occhi
chiusi. Quel gesto eccitò Leila. Non aveva mai immaginato Martina sotto
quell’aspetto, con i capezzoli così duri da fuoriuscire dal reggiseno rosso,
come s’intravedeva dalla maglietta. Le sollevò la canottiera sopra i piccoli
seni a coppa di champagne e strinse i capezzoli tra i denti, spingendola verso
il tavolo. Martina aveva il volto arrossato e gemeva di dolore e piacere. Leila
la fece girare e poggiare contro gli scaffali e si inginocchiò. Inizialmente le
accarezzò il sedere, era tondo, sodo e piuttosto grande. Poi lo schiaffeggiò
con una rivista arrotolata per poi leccarlo dolcemente, scendendo fino alla
coscia. Lei godeva…. I suoi umori le avevano bagnato le cosce. Le
accarezzò l’ano e poi lo leccò. Lo stuzzicò con un dito finché lo penetrò senza
farle male e iniziò ad allargare il buchetto con due dita.
Allora Leila prese un evidenziatore e le masturbò il culo con quello. Il
piacere di Martina la eccitavano da morire.
Il piacere era così intenso... finirono sul pavimento.
Leila prese un fallo dalla borsa. Lo infilò dentro Martina, i cui peli
della vagina luccicavano per l’umidità. Le si mise davanti, dandole la schiena
e si avvicinò finché non poté infilare l’estremità del fallo dentro di sé.
Quando fu dentro iniziò a muoversi ritmicamente, godendo così tanto da non
riuscire nemmeno a parlare. Il piacere le invase rapidamente… vennero gridando,
e l’orgasmo fu violento.
Quando finirono, rimasero abbracciate teneramente sul pavimento, a
baciarsi.
- alle 20:27
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mercoledì 16 maggio 2012
Female orgasm
da www.mozardien.com |
Sono stesa sul divano.
Mi sfilo lentamente gli slip di pizzo verde smeraldo,
intonati alle calze lunghe fino a metà delle mie cosce. Sopra indosso la sua
canottiera, più grande di me di un paio di taglie: il mio seno scivola fuori
dalla manica.
Inarco appena la schiena. Chiudo gli occhi e lascio che i capelli si spargano sul
divano, mentre inumidisco le labbra e quello inferioriore scivola sotto la
stretta dei denti.
Inizia il piacere.
So che lui mi guarda, il mio piacere si amplifica
riflettendo il suo. Le mie dita iniziano a massaggiare morbidamente il
clitoride. Posso sentire la mia vagina riempirsi di umore caldo. Gemo piano... piano… Lui non può avvicinarsi a me, siamo d’accordo così: mi guarda e deve
aspettare il mio piacere prima di potersi masturbare ma la sua mano non può
fare a meno di assecondare il membro, che diventa man mano più duro.
Prendo il vibratore dal tavolo. È spesso un paio di cm ed è
lungo almeno 13. È viola, di gomma, con un piccolo glande che al contatto con
l’ano sembra sciogliersi. Lo infilo piano dentro di me, senza smettere di far
ruotare il clitoride. Infilo l’oggetto dentro di me, piano, e aziono la
vibrazione. Muovo il bacino, simulando di essere penetrata e so che ogni volta
che mi protendo nella sua direzione, prega di potermi possedere selvaggiamente.
Scivolo fra i miei umori, sento una strana vibrazione sulle
dita. Il giocattolo mi stimola sempre di più, sincronizzo la masturbazione… è
bellissimo. Allargo le gambe, la mia fessurina rosa è lì, aperta, calda…
Vengo, gridando parole incomprensibili e lo trascino nella
mia stessa goduria.
Lui non resiste più: mi si avvicina e con il membro duro, si
masturba con pochi gesti e il suo sperma scivolano sul mio pube, tra le labbra
della vagina, fino al mio bel culo.
- alle 17:41
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giovedì 15 marzo 2012
Primo incontro
Si
conosciuti in chat, hanno parlato per settimane e alla fine si sono incontrati.
Hanno
chiacchierato di molte cose…della loro storia, dei loro sogni e d’intimità.
Il
ristorante è carino, in un luogo neutro, lontani dai rispettivi compagni.
Capelli
corti alla bubikopf lei, con un paio
di bei jeans elasticizzati e aderenti, una bella maglietta che ne evidenzia le
spalle forti, e tacchi a spillo.
Mocassini,
pantaloni beige e camicia bianca per lui. Ha dei penetranti occhi blu, lei non
riesce a smettere di pensare come sarebbe bello andare a letto con lui…
Pensavano
sarebbe stato tutto facile ma all’inizio, cercano di abituarsi a vedersi senza
uno schermo che si frappone a loro, anzi, a guardarsi. Si sentono un po’ in
imbarazzo. Poi una battuta e torna la complicità sperimentata dalle sedie delle
loro scrivanie.
Cena
leggera a base di pesce, una bottiglia di vino, poi una passeggiata al mare e
un paio di coni da una gelateria artigianale.
Lui
le propone di assaggiare il suo, al lampone. Lei tira fuori la lingua lunga e
rosa e lecca delicatamente, ridendo un po’ per aver quasi rischiato di farlo
cadere. Gli prende un dito e lo immerge nella crema ghiacciata, costringerlo a
succhiare via il dolce dal dito.
Si
stuzzicano, un gesto fra amici che però li eccita. Lei gli sporca al naso con
un po’ di gelato e gli sfugge, per gioco. Lui la raggiunge e la afferra per la
vita, in un punto in cui la stradina si fa stretta. In quel momento si avvicina
una moto e sono costretti ad appiattirsi contro il muretto. Lui è dietro di lei
e l’eccitazione lo tradisce.
La
moto passa, ma non si muovono, allora lei si sporge lievemente dietro e muove il
sedere. Lui fa scivolare le labbra sul suo collo, le slaccia i pantaloni e
glieli abbassa appena sotto il sedere.
Il
suo pene è durissimo e umido, quando lo tira fuori.
Non
incontra molta resistenza quando le entra dentro e inizia a muoversi dentro di
lei. Non hanno atteso altro per tutta la serata. L’amplesso è focoso, sono
silenziosi, ma tutte le cose su cui avevano fantasticato sembrano sbiadite
rispetto a ciò che provano in quel momento.
Quando
arrivano verso la fine, lei si china e lo guarda con gli occhi pieni di
desiderio.
Le
sue labbra socchiuse, mentre gli accarezza i testicoli, lo disarmano. Si sfila la maglietta e mostra i piccoli seni, rimanendo solo in jeans e tacchi neri. Lui
lascia colare il suo piacere sulle sue labbra e ne segue il corso sui capezzoli
della donna, fino all’erbaccia ai piedi del muretto, finché non si forma una
chiazza umida e lei gli sorride, soddisfatta.
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- alle 16:24
- Pubblicato da Liquì Ideas
- Etichette: tragressione
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mercoledì 14 marzo 2012
Acqua
Lungo.
La
vescica gonfia di pipì e un enorme desiderio di farla uscire.
Lei
che ti bacia e ti penetra dolcemente dietro.
Tu
che vieni nel bidet, con un orgasmo violentissimo che ti percorre il corpo per
qualche istante, prima di lasciar scivolare la pipì….
Provatelo,
ragazze, anche da sole.
- alle 16:25
- Pubblicato da Liquì Ideas
- Etichette: saffico
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